
I. Spettacoli nel teatro della mente
Sul palcoscenico del mio cervello vidi, e vedo
innumerevoli spettacoli impossibili, bestie mai viste,
avventure mai viaggiate.
Ho visto mille amori e mille storie
sfaldarsi mille volte e mille volte cambiare in nuove forme
in nuove maniere, amori consumarsi e bruciare mentre bruciavo
opere mai dipinte scritte interpretate o scolpite,
mille vite mie e non che mai vivrò.
Mille di queste storie racconterò, o novecento,
forse,
dipende.
State pronti: le vostre dita decideranno se suonare
o lasciar marcire su di me
il frutto del vostro sdegno.
I. La ballata dell’uomo e dell’elfo
Tra un piccolo pezzo di ferro
e il giardino dell’amore
gioiosi due elfi stanno
mentr’io ormai son qui
e ognuno mi fa danno
Un arido giorno d’estate
l’elfo era là, ridendo e gioendo
con l’altro.
L’uomo le stava seguendo
per paura e per amore,
perché lui qualcosa voleva ottenere,
perché lui lei voleva avere.
Lui andò dall’aureo elfo, danzante
sopra il fiume, e chiese a lei di amarlo,
che la sua arte e aspetto
tanto e sempre lo abbagliarono,
e chiese a lei di star con lui,
chiese a lei di farlo
L’uomo pensava che l’elfo l’amasse:
tante le volte in cui danzarono insieme
tante le volte in cui lei disse a lui
di lei
tante le volte, tante le volte
in cui in silenzio restò, solo silenzio
rispose
E quando si ruppe il silenzio, bruciava l’uomo
L’elfo continua a ballare senza di lui
l’elfo ormai non è più lei
come io ormai non sono più lui
Era questo che tanto piaceva, (o no?)
il fatto che ella potesse non essere,
malgrado lei fosse
sempre

