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Portus: tra etimologia e storia

«Cui testimonium defuerit, is tertiis diebus ob portum obvagulatum ito».
«Colui al quale sia mancata la testimonianza, vada ogni terzo giorno a far baccano davanti alla casa».
Le XII tavole
Oxford latin Dictionary

Come si può notare da questa legge, contenuta nelle Leggi delle XII tavole, un documento prezioso sia di diritto romano sia di epigrafia e lingua arcaica, il valore del termine PORTUM, accusativo singolare di PORTUS non è quello cui siamo abituati, “porto”, bensì “casa”, utilizzato cioè come sinonimo della meglio conosciuta DOMUS. 

Per analizzare e comprendere l’origine della parola, ci è d’aiuto l’Oxford Latin Dictionary, in cui: 

PORTUS, us: a door, as domus. 

Oltre alla sopra citata legge, contenuta in CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum), un’altra testimonianza ci è offerta dal grammatico Festo, autore di De verborum significatu (p. 262, 19): 

Portum in XII pro domo positum omnes fere consentiunt. 

Anche ad un orecchio poco esperto risulterà però evidente il legame con l’italiano “porta”, in latino classico ianua. Sarà dunque necessario risalire alla radice indoeuropea: *par (cfr. latino foris, “fuori”), indicante il “portare attraverso” (cfr. greco πόρος e περάω, rispettivamente “passaggio” e “attraversare”), che ha dato origine anche alla preposizione “per”, con il valore di “attraverso” (cfr. lituano per, slavo pere, sanscrito par-an). Il “porto” del latino classico e, quindi, dell’italiano è dunque un derivato dall’idea di “passaggio”, di “attraversamento”, operazione che le navi eseguivano. Ma essendo il porto anche connotato come luogo di salvezza (cfr. radice al grado zero sanscrita *pr, con il valore di “proteggere”, “salvare”), si spiega ora il termine italiano “opportuno”: ob + portus + unus, verso un luogo sicuro. 

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