Io, dio del caos, che sdegno infinito respira, Con le mie barzellette fugaci, i miei Giuochi di parole irriverenti Verso l’autorità, Mi burlo, io, dei bugiardi:
Di chi non sa sentire L’attrazione incantata delle onde celestiali Originate Dall’ampio mondo fatato; Di chi crede Di non credere, di chi usa la mente Per agevoli costrutti primari edificare Sopra la Musa Suora, che al massacro Sopravvisse.
Oh stelle che vegliate su di lei, ditemi, perché? Perché arrivare finalmente a me in questa maniera Così beffarda, e poco rispettosa Dell’amore altrui? Sembra che Dovrò essere io, ora, ad averti come pubblico, Finalmente. Mi va bene così.