Aftalina,  Articolo

Lettera al mondo dello spettacolo

Da lunedì 26 aprile 2021, dopo circa tredici mesi di chiusura (eccezion fatta per una parentesi tra il 15 giugno e il 26 ottobre 2020), sono nuovamente consentite le rappresentazioni degli spettacoli nelle sale teatrali, così come nei cinema e all’aperto.

Trovo importante sottolineare, tuttavia, che il periodo di riapertura dei teatri dello scorso anno, pur essendo stato un’innegabile boccata d’aria per i “grandi” dello spettacolo, non lo è stato allo stesso modo per la maggior parte delle persone che compongono il tanto nominato “mondo dello spettacolo”.

Gran bella definizione questa, perché è proprio vero: al di là di chi con lo show-business ci mangia, l’insieme di tutte le persone coinvolte nell’intrattenimento è rappresentabile proprio come un mondo, un pianeta composto di tanti piccoli ecosistemi eterogenei, al loro interno e tra di loro, di giovani e meno giovani, amatoriali, semi-professionisti o liberi professionisti. E la maggior parte di loro, anzi, di noi, perché Aftalina fa orgogliosamente parte di uno di questi meravigliosi ecosistemi, poiché il teatro nostro malgrado non può essere la nostra unica occupazione, non ha potuto godere appieno dello spazio di qualche mese che ci è stato concesso.

Eppure adesso i teatri sono aperti, anche per noi, con nuove difficoltà logistiche, con diverse spese in più, senza le sovvenzioni che sono arrivate ai teatri più importanti (dopo le proteste di tutti), ma in fondo è un inizio.

Quello che ritengo utile, adesso, è tirare le somme di quello che è stato questo lungo anno di astinenza da palcoscenico, per fare tesoro delle novità che questo cambiamento ha portato e per imparare, tutti quanti.

L’intenzione è quella di stilare una lista che comprenda gli aspetti positivi e negativi di questo periodo, sperando che non si ripeta, e l’ispirazione mi è venuta leggendo Defoe.

Anno 1719, prima edizione di Robinson Crusoe (compralo qui) romanzo il cui protagonista, Robinson Crusoe appunto, si ritrova, naufrago su un’isola deserta, da un momento all’altro in una situazione totalmente diversa e proibitiva rispetto alla normalità (notate delle analogie?).

Capitolo VI, appena naufragato, Crusoe cerca un metodo per non cadere nello sconforto e ha un’idea: elenca il Bene e il Male che riesce a trovare considerando la sua situazione, per tenere la mente occupata e per consolarsi, che tutto poteva andargli molto peggio!

Noi non siamo naufraghi in un’isola deserta del Pacifico, ma perché non seguire l’esempio e provare a riflettere?

Cominciamo:

MALE: Siamo stati bloccati in una situazione completamente diversa dalla normalità per più di un anno e non è detto che non ci torneremo.

BENE: Ma in fondo adesso possiamo tornare a mettere in scena i nostri spettacoli.

MALE: Il costo generale per mettere in scena uno spettacolo è aumentato e, economicamente parlando, le entrate da un singolo spettacolo sono diminuite insieme alla capienza dei teatri.

BENE: Ma ci auguriamo che tutte le persone che a parole sostenevano il mondo dello spettacolo adesso abbiano piacere di frequentare di più i teatri, permettendoci di portare più repliche.

MALE: Tanti liberi professionisti dello spettacolo hanno perso il lavoro.

BENE: Tanti giovani hanno nutrito la loro passione, rinforzandola.

MALE: È più difficile diventare un professionista, essendo che l’élite dell’intrattenimento è sulla buona strada per diventare ancora più selettiva di quanto già non sia.

BENE: Chi faceva teatro per passione ha avuto la possibilità di spaziare, di sperimentare, di scoprire e di valorizzare nuovi orizzonti, dedicandosi per esempio ai contenuti audiovisivi, alla poesia, alla letteratura e a tanto altro ancora, portando in questi ambienti la novità di chi è inesperto e creativo, arricchendoli e arricchendo sé stesso.

Insomma, come in tutte le faccende della vita, non è possibile connotare nemmeno questo periodo come assolutamente positivo o negativo. Però, è certo che non possiamo fermarci, che dobbiamo continuare a coltivare quella che è la nostra passione e che adesso abbiamo la possibilità di portare del nuovo, dell’originale, dell’avanguardia, per rinnovare un palcoscenico da troppo tempo troppo simile a sé stesso, in scena come dietro le quinte.

Chissà se questa non sarà l’occasione per riuscirci, se un giorno nei libri di storia questa pandemia non sarà ricordata anche per aver spinto a riformare l’intrattenimento.

Noi ci auguriamo vivamente di sì.

Quella analizzata è solo una parte, una sfaccettatura, di quelli che sono stati, per me e per l’ambiente intorno a me, gli ultimi tredici mesi.

Questa lettera è un regalo per il Primo Maggio, una dedica, per ricordare che la crisi non è stata vissuta da tutti allo stesso modo, che non per tutti è già finita e che non possiamo dimenticarci di qualcuno, pur dovendo andare avanti con creatività e determinazione.

Abbiamo tutti Diritto di andare avanti. Siamo tutti Lavoratori dello Spettacolo. Siamo tutti Lavoratori.

Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere.                  

– G. Proietti

*L’immagine in copertina è una foto di Sue Hughes, su Unsplash

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