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Gabriele ed Eleonora: fu mai vero amore?

Nei salotti aristocratici e borghesi del primo Novecento l’argomento di pettegolezzo preferito dalle signore doveva senz’altro essere la tormentata storia d’amore tra colei che forse era la più grande attrice europea del periodo, Eleonora Duse, e uno tra i più famosi scrittori italiani, Gabriele d’Annunzio. La loro fu una relazione tormentata, fatta di intrighi e tradimenti continui, e per questo certamente doveva stimolare l’attenzione dei lettori affezionati di lui, che narra il suo sentimento nell’opera Il fuoco, e degli spettatori entusiasti di lei. Anche noi, da buoni letterati, con un occhio particolare per il pettegolezzo piccante, andiamo a raccontare la loro tormentata passione e cerchiamo di capirne a fondo le dinamiche.

Gabriele ed Eleonora si conobbero a Roma nel 1882: il poeta, ormai affermato, si era recato una sera a teatro per intervistare un’attrice, famosa in tutta Europa, all’apice della propria carriera teatrale. Già in quell’occasione probabilmente l’autore rimase ammaliato alla vista della Duse e provò a sedurla, ma l’attrice, in quel primo incontro, sebbene dovette anch’essa subire il fascino dello scrittore, rifiutò con orgoglio la sua proposta galante. Secondo alcuni biografi, D’Annunzio riuscì però nei suoi intenti già pochi anni dopo, nel 1885, quando raggiunse Eleonora in camerino, appena uscita dal palco del Teatro Valle a Roma, doveva aveva interpretato Margherita Gautier ne La Signora delle camelie. Sorprendendola spossata per l’esibizione, D’Annunzio pare che le sussurrò all’orecchio la famosa espressione: 

“O grande amatrice!” 

e la donna, secondo quanto raccontano, si abbandonò definitivamente alla passione. Quella, tuttavia, fu solo l’avventura di una notte e i due a lungo continuarono a non frequentarsi stabilmente, sebbene il ricordo della passione sbocciata quella sera a teatro dovette imprimersi indelebile nella memoria di entrambi. Dieci anni dopo il loro primo incontro, nel 1892, D’Annunzio le fece recapitare una copia delle sue Elegie romane con la dedica “Alla divina Eleonora Duse” , suscitando nella donna il desiderio di incontrarlo nuovamente. I due si incontrarono a Venezia nel 1895 e tutti i biografi sono concordi nel collocare in quel giorno l’inizio ufficiale della relazione tra i due.

Il loro amore fu per Eleonora una passione logorante, mentre lo scrittore cercò di ricavare profitti e vantaggi dalla relazione che aveva deciso di intraprendere. La Duse era la stella dei teatri di tutta l’Europa ed era già famosa in America e il poeta dovette certamente essere interessato più alla sua fama e al suo denaro, che ai sentimenti che essa nutriva nei suoi confronti. Basti pensare che solo grazie all’attrice egli riuscì a portare sui più importanti palcoscenici italiani le sue opere Il sogno di un mattino di primavera, La GiocondaFrancesca da RiminiLa Figlia di Ioirio, La città morta, per la maggior parte finanziate dalla stessa Duse.

La donna, completamente abbandonata e cieca di fronte alla passione, non dovette sostenere soltanto le spese necessarie per il decollo della carriera dell’amato poeta come autore teatrale, ma fu costretta in dieci anni di tormentato amore a sopportare i continui sbalzi d’umore del poeta, i festini dai quali l’autore usciva distrutto dall’alcol e dalla cocaina e soprattutto le circa quattromila amanti con cui d’Annunzio si narra che la tradì. Tra queste figuravano nomi illustrissimi e famosi nei salotti e nelle feste mondane del periodo, quali quello della duchessina Maria Hardouin, della principessa siciliana Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, di Barbara Leoni. Eleonora, tuttavia, continuava a subire prepotentemente il fascino di Gabriele e non riuscì a staccarsi da lui, dimostrando anche nelle lettere e nei biglietti una totale sottomissione. Solo dopo l’ennesima mancanza di rispetto e di riconoscenza da parte di d’Annunzio, il quale, ignorando completamente le aspirazioni e le esigenze della compagna, scelse di affidare la parte di Anna ne La città morta alla giovane Sarah Bernhardt e il ruolo di Mila di Codra de La figlia di Iorio ad Irma Gramatica, una tra le amiche più intime della Duse, l’attrice decise di porre finalmente fine a una relazione che ormai per lei era divenuta soltanto tribolazione.

Nemmeno la fine della relazione rappresentò la fine delle preoccupazioni per Eleonora, che dovette impegnarsi a saldare tutti debiti che il suo compagno le aveva procurato. D’Annunzio invece seppe consolarsi in fretta, iniziando subito una relazione con la marchesa Alessandra di Rudinì, che si rivelerà tuttavia particolarmente ingombrante e capricciosa agli occhi dell’autore.

La Duse non riuscirà mai a dimenticare D’Annunzio. Poco prima di morire di tubercolosi, all’età di 66 anni, avrebbe scritto su un biglietto, riferito al suo sempre amato Gabriele: 

“Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata e umiliata”. 

Alla notizia della morte anche lo scrittore rimase sbigottito e alcune fonti narrano che avrebbe esclamato “È morta quella che non meritai”, riconoscendo, sebbene troppo tardi, di aver perso, anni prima l’unica donna che egli sia mai riuscito ad amare veramente.


*L’immagine in copertina è Il bacio, di Edvard Munch, 1892, olio su tela, credit

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