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Le farse: comicità, ilarità e stravaganza

Il teatro è un’arte che affonda le sue radici in culture e tradizioni antichissime. Addirittura la scoperta di un papiro nel 1928 sembra testimoniare come la sua nascita sia ben più antica della tragedia greca, ma che già presso gli antichi Egizi fosse uso, sotto forma del culto dei Misteri di Osiride, portare in scena simil opere teatrali.
È un’arte libera e variegata, associabile a molte altre arti, come la musica, il canto, la danza, con come risultato un prodotto sempre nuovo, con nuove regole, capace di emozionare in molti modi diversi. Attraverso le epoche il teatro si è modificato acquisendo aspetti sempre nuovi a seconda del gusto dell’epoca: il musical, l’opera, il mimo…
Ed è proprio di un’antica forma teatrale ciò di cui tratterà questo articolo: le farse.

Le farse sono un genere di opera teatrale che basa la sua struttura su personaggi e situazioni dai caratteri stravaganti, che tuttavia mantengono quel tocco di realismo necessario a dare all’opera il tratto grottesco che la caratterizza. Prevalentemente di stampo comico, ne sono state prodotte dai più diversi stili teatrali, e vengono ancora rappresentate nei teatri odierni.

La Farsa può essere definito un genere teatrale breve e propenso alla palese ricerca dell’effetto umoristico. Più genuina e immediata che colta e riflessiva,  essa per molti secoli mantenne un carattere schietto e popolare, attraverso una predilezione per i contenuti sanguigni, concreti, talvolta volgari, ma senza malizie o compiacimenti morbosi. È insomma pervasa da una ilarità schietta, elementare, cialtronesca, che talvolta diventa stereotipata e macchiettistica. 

Ma dove nasce questo genere?

La tradizione farsesca affonda le sue radici nella tradizione della Roma repubblicana, da cui prende il nome. Il termine “Farsa”, difatti, viene dal vocabolo latino farcire, riempire, proprio perché queste opere erano impiegate come brevi interludi tra due drammi di carattere più impegnato. Tuttavia questo genere acquista una netta identità solamente nel Medioevo, quando diventa un riempitivo delle sacre rappresentazioni. Sono gli studenti parigini del XIII secolo a recitare le prime opere di questo tipo, che loro chiamano farces.

Non solo in Francia tuttavia si diffonde la Farsa: dobbiamo aspettare il Quattrocento per far sì che essa si diffonda in Italia, in particolare nelle città di Padova e Pavia e in Campania, dove diventano celebri le farse cavaiole di Vincenzo Braca, basate sull’archetipo del “cavaiuolo”, ignorante e stolto villico proveniente dalla città di Cava, provincia di Salerno.

Honorè Daumier, "Farsa drammatica...", 1841, litografia

Per far sì che questo genere teatrale acquisti una dignità artistico-letteraria pari agli altri generi teatrali bisogna tuttavia attendere il XVI secolo, grazie a numerosi scrittori primo tra tutti l’astigiano Giovan Giorgio Alione, autore di dieci famosi componimenti in dialetto astigiano misto a italiano maccheronico. 

Come tutte le arti, col tempo anche la farsa modifica alcuni dei suoi caratteri principali, e con l’avvento dell’Ottocento, grazie all’affermarsi di un nuovo pubblico, cambia fisionomia: assume parecchi tratti in comune con la tradizionale vaudeville francese (commedie leggere in cui alla prosa vengono alternate strofe cantate su arie conosciute) e accentua la meccanicità dell’intreccio e il ricorso a tipologie costanti di personaggi e situazioni. Da manifestazione di teatralità colta o folkloristica, la farsa ottocentesca viene confinata nei sottogeneri del teatro di estrazione piccoloborghese

Verso la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento per la sua brevità diviene il mezzo per far concludere allegramente una qualsiasi serata teatrale come finale esilarante aggiunto a sorpresa.

Ancora oggi la farsa mantiene lo stesso ruolo, ripreso anche a livello cinematografico – le cosiddette gag cinematografiche – tuttavia una riscoperta delle opere medioevali e rinascimentali sta portando la critica ad apprezzare nuovamente le farse originali dei grandi autori francesi e italiani, che stanno ricominciando ad essere rappresentate nei nostri teatri.

*L’immagine in copertina è Abbassa il sipario, la farsa è finita di Honorè Daumier, 1834, litografia su carta.

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