Articolo,  Frammenti di civiltà perdute

Yokai fantastici e dove trovarli

Gli Yōkai sono degli esseri soprannaturali del folklore giapponese. Il nome Yōkai (in giapponese 妖怪) significa letteralmente “strana apparizione”, dal kanji 妖 (yō) “affascinate” e 怪 (kai) “strano; straordinario; apparizione”.

Gli Yōkai non sono demoni nell’accezione occidentale del termine, bensì degli spiriti che hanno interazioni variabili con gli uomini. Il loro comportamento, infatti, varia molto da Yōkai a Yōkai e nei confronti dell’uomo possono essere ostili, dispettosi, ma anche buoni, utili e ausiliatori. Gli Yōkai, infatti, sono moltissimi, più di 400, e ci sono diversi modi di catalogarli. La classificazione più comune è quella della loro vera forma, infatti gli Yōkai hanno svariati poteri, ma uno dei poteri più ricorrenti è quello della trasformazione. Sulla base di questa classificazione si sogliono distinguere 5 categorie: 

  1. Yōkai dalla forma umana o umanoide; 
  2. dalla forma animale
  3. dalla forma vegetale
  4. Yōkai che sono oggetti o li posseggono; 
  5. Yōkai che sono la personificazione di fenomeni naturali

Probabilmente, proprio dal cercare di spiegare i fenomeni naturali nacquero gli Yōkai; procedimenti analoghi si possono osservare in culture ed epoche diverse.

La più antica attestazione degli Yōkai risale al 772 d.C. Nello Shoku Nihongi, un libro di storia del Giappone, commissionato dall’imperatore e completato nel 797 d.C., che copre gli anni che vanno dal 697 al 791 d.C., si legge 

Viene effettuata una purificazione Shinto perché spesso appaiono Yōkai nella corte imperiale. 

Col passare del tempo, soprattutto durante il medioevo, il numero di Yōkai crebbe e si moltiplicarono anche le rappresentazioni su manoscritti. Alcuni libri avevano argomento religioso, per ingraziarsi o scacciare gli spiriti maligni, ma soprattutto abbondano le pubblicazioni in cui gli Yōkai sono oggetto di prese in giro e fonte di intrattenimento. Le storie in cui gli Yōkai erano scacciati o sterminati servivano a ribadire la superiorità umana su questi spiriti. Durante il periodo Edo (1603-1867 d.C.) le storie sugli Yōkai furono affinate e maggiormente formalizzate, inoltre furono introdotti come Yōkai personaggi desunti da racconti popolari cinesi, trasportati in un’ambientazione giapponese. Un esempio è la pubblicazione di Otogi Hyakumonogatari (compralo qui) nel 1706, una raccolta di storie, tra cui anche alcune di tradizione cinese, trasportate in ambiente giapponese, appunto. Proprio nel periodo Edo, grazie alla stampa, i libri divennero oggetti d’uso comune. La grande diffusione di libri contribuì alla fissazione di alcuni Yōkai nell’immaginario collettivo. Nel 1891, durante la restaurazione Meiji, furono introdotti anche racconti di tradizione europea nel folclore giapponese. Vediamo ora tre esempi di Yōkai molto diversi tra loro.

Akateko (赤手児, letteralmente “mano rossa di bambino”)

L’Akateko ha l’aspetto, proprio come dice il nome, di una mano di bambino rossa e di solito vive sugli alberi da cui pende. Quando una persona ignara passa sotto l’albero l’Akateko calerebbe dall’albero provocando un gran spavento, oltre a questo non sarebbe pericoloso per l’uomo. In altre regioni, però, le prefetture di Fukushima e Kagawa, si racconta che l’Akateko, in combutta con un altro Yōkai, l’Aka Ashi, si aggrappi ai piedi delle persone facendole inciampare.

Naitō Toyomasa, Kappa a cavallo di una tartaruga, prima metà dell'800, Los Angeles County Museum of Art

Il Kappa (河童, lett. “bambino di fiume”) 

E’ uno degli Yōkai più conosciuti. Si presenta come un rettile dalle proporzioni umanoidi. Il corpo è quello di una tartaruga con un carapace sulla schiena, la loro pelle è verde. Al posto della bocca c’è una specie di becco. I Kappa abitano nei fiumi e nei laghi di tutto il Giappone, per questo hanno le mani e i piedi palmati, per nuotare più velocemente. La loro statura è quella di un bambino, ma, nonostante questo, sono più forti di un adulto. In testa hanno una sorta di conca in mezzo ai capelli, questa conca dev’essere sempre piena d’acqua, perché dà loro i poteri. Nel caso si svuotasse il Kappa diverrebbe incapace di muoversi, e potrebbe persino morire. 

I kappa sono molto intelligenti, possono imparare la lingua degli uomini e secondo una leggenda avrebbe insegnato loro la medicina. I Kappa sono onnivori, ma hanno due cibi preferiti: i cetrioli e le interiora crude, soprattutto quelle umane. I Kappa sono dispettosi di natura, ad esempio sogliono sbirciare sotto il kimono delle ragazze. Però, a volte diventano violenti e rapiscono e stuprano donne e uccidono i bambini, facendoli a pezzi e mangiandone le interiora, spesso divorano il didietro, perché lì si troverebbe la shirikodama, una mitica sfera di carne che si trova nell’ano. In acqua, per via delle loro abilità, è impossibile sfuggire ai Kappa, ma sulla terra è possibile scampare grazie all’ingegno. I Kappa rispondono sempre ad un inchino inchinandosi a loro volta. Se li si fa inchinare e l’acqua della conca in testa viene versata tutta il Kappa s’immobilizzerà e potrà essere battuto. Un Kappa sopraffatto sarà fedele e leale al vincitore per tutta la vita. A Shinto, villaggio nella prefettura Gunma, i Kappa sono venerati come dei del fiume e vengono offerti loro i cetrioli per ingraziarseli, in cambio i Kappa aiuterebbero ad irrigare i campi. Probabilmente il Kappa deriva dal fatto che nell’antichità la gente che cadeva nel fiume difficilmente sopravviveva, ma le caratteristiche benevole di questo Yōkai sono anche dovute al fatto che i fiumi, in molte culture, hanno anche una connotazione positiva, visto che l’acqua per una società agricola è fondamentale.

Utagawa Kuniyoshi, La magica volpe dei tre paesi , 1849-50, British Museum

La Kitsune (狐 lett. “volpe”) 

D’aspetto è uguale alle altre volpi rosse, ma è dotata di poteri magici, ogni volpe in Giappone è potenzialmente una Kitsune. Esistono due tipi di Kitsune. Le Kitsune benevole, servitrici della dea Inari, dea della fertilità, dell’agricoltura, del riso e delle volpi. Queste Kitsune sono messaggere degli dèi e fanno da collegamento tra il mondo divino e quello umano. Molto più comuni sono però le Kitsune normali, le volpi selvatiche, che si dilettano a giocare scherzi agli uomini, ad esempio rubando loro oggetti o soldi. Non mancano, comunque, racconti di Kitsune che, per la gratitudine di un favore ricevuto, fanno un patto di amicizia con gli uomini, li aiutano, mantengono le promesse fatte loro. Il potere più caratteristico della Kitsune è la trasformazione, possono mutarsi in qualunque cosa, anche in mostri per spaventare le persone o prendere l’aspetto di altre persone per tirare scherzi. Inoltre sono estremamente intelligenti. Altri poteri delle Kitsune sono: il poter possedere le persone e creare suoni o immagini illusorie. Infine sono in grado di creare fuochi fatui grazie ai loro poteri magici.

Oggi gli Yōkai godono ancora di grande fama in Giappone e non mancano reinterpretazioni moderne. Molti Pokèmon, ad esempio, traggono ispirazione dagli Yōkai, oltre che da miti e credenze presi da ogni parte del mondo. Si possono citare, a titolo d’esempio, Vulpix e Ninetales che sono ispirati alla Kitsune. Essi, infatti, sono delle volpi dotate di molteplici code e di tipo fuoco, un rimando alla capacità delle Kitsune di creare fuochi fatui. In un’altra popolare serie di videogiochi, Animal Crossing, si può incontrare Remo, un Kappa che offre passaggi al giocatore con svariati mezzi di trasporto, uno diverso in ogni gioco, raccontandogli aneddoti della sua vita, barzellette, cantandogli canzoni, chiedendogli consigli o cercando in lui anche una spalla su cui piangere. Sempre in Animal Crossing ci sono anche Volpolo il pazzo, una Kitsune che vende opere d’arte false e il giocatore deve indovinare qual è l’unica vera, e questo fa riferimento alla natura ingannatrice delle Kitsune, e Tom Nook, un tanooki, un altro animale che nella mitologia giapponese ha abilità magiche. Gli esempi però sono abbondanti in ogni genere di produzione giapponese, dall’animazione ai videogiochi, ed elencarli tutti sarebbe impossibile.

*L’immagine in copertina è Il guerriero Minamoto Raiko e il ragno terrestre, di Utagawa Kuniyosh, 1840 circa, Los Angeles County Museum of Art

Storie di fantasmi giapponesi di Lafcadio Hearn

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