Inedito,  Poesia

Ignavia

In flemma eterna
Non piangerò, per sempre condannato
Ad una corsa imperitura
Tra il Santo che impedì al peregrin la pace
E colui che per troppa igiene condannò
Il Salvatore.

Ma d’altronde, non furono tali eventi
Buoni, alla fin fine?
Non fu grazie a loro che
Queste parole possono fluttuare su fotoni?
L’agnello condusse il pellegrino al suo macello
Ma dalle sue interiora
Si scorse il bel futuro
Della propria opera.

E perché dunque son
Loro puniti?
Sebbene il contributo maligno
Sia compensato
Dalla felicità umana?
Sono forse anch’io così?
Chi è colui che devo dunque cingere
Di alloro, o rovo?

Se proprio deve essere,
Cercherò il mio unto, avverbio temporale,
Al punto dal finirci io all’inferno.

Per poi scapparne via?
Come fece con passo ardente
Il cacciatore ctonio

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