Inedito,  Prosa

Sesta di cento

– La scorsa settimana ho scritto cento poesie. La sesta l’ho dedicata a te. –
– La sesta? Molto poco romantico. Fosse stata la prima, o l’ultima, sarebbe stata una di quelle romanticherie da riportare nei romanzetti rosa. –
– Romanzetti rosa? Tu li detesti. –
– Detesto leggerli. Ma è sempre bello viverli. –
– E che cosa dovrei fare per farti vivere un romanzetto rosa? –

Ridi.

– Potresti dirmi che hai scritto novantanove poesie sull’insoddisfazione dell’essere, e poi ne hai scritta ancora una e parlava di me, così non hai più avuto bisogno di scrivere. –

Rido.

– Sciocchina. Non posso dirti questo, perché non è così. Cosa faresti se scoprissi le altre novantaquattro? Ti arrabbieresti di sicuro. –
– Beh, allora potresti dirmi che hai scritto la prima per me. E quell’unica poesia ti ha ispirato per le altre novantanove. –
– E come faccio? Avrei solo più novantaquattro poesie da farti leggere. Dire che ti ho scritto la prima di novantaquattro poesie non è così romantico come dire che ne ho scritto cento, non è vero? –
– Potresti farmele leggere tutte. E dire che cinque di quelle le hai scritte dopo di quando le hai scritte. –
– Giammai! La prima si chiama Lunedì. –
– E la mia? Mercoledì? –
– La tua, beh, la tua… si chiama Girasoli.
– Girasoli? –
– Come quelli che vedo negli enormi campi ogni volta che scendo giù nelle Marche per venire da te. Sono bellissimi, e lo sono ancora di più perché so che mi portano da te. È come se la natura stessa gioisse del nostro incontro. –
– Wow. Questo sì che è romantico! –
– Allora? Sono perdonato? –

Fai finta di rifletterci.

– Mmmm. –

Mi mordi un lobo

– No! Non ancora. –
– Ahi! E che cosa devo fare ancora? –

Ti faccio il solletico. Ti ribalti sulla pancia ridendo e scacciando le mie mani. Ti tiri un lembo del lenzuolo sul seno nudo.

– Dimmi che quella che hai scritto per me è la più bella. –
– Oh, non posso proprio dirlo. La numero cinquantadue, scritta mentre guardavo il cielo del mercoledì, è un lavoro sopraffino. E la ventisettesima, Nel mezzo del cammino, è un perfetto incastro di rime e sensazioni. –
– Mi prendi in giro! –
– Si tratta solo di onestà intellettuale. –
– Io sto ancora aspettando il mio romanzetto rosa. –
– Posso dirti che ho scritto la sesta su cento. –
– Non è romantico affatto! –
– Lo è, invece. In una serie di cento poesie ci sarà sempre una e una sola sesta poesia, e sarà unica, irripetibile, mai ce ne potrà essere una uguale. Questa sei tu. La mia sesta su cento. –
– Non capisco se sei dolce o se sei un idiota. –
– Nessuna delle due, amore mio. Sono solo uno studioso di letteratura che ama giocare con le parole e con le rime. 
– Oh!” –

Ti copri gli occhi da finta melodrammatica

– Gli studiosi di letteratura. Proprio la peggior specie. –
– Ehi!! –

Ricomincio a farti solletico. Ti stringi a me ridendo e bloccandomi le mani. Mi dai un bacio sul collo e sali a cavalcioni su di me.

– Niente solletico. –
– Hai ottenuto il tuo romanzo rosa? –
– Quasi. Manca qualcosa. –
– Che cosa? –
– Innanzitutto devi toglierti gli occhiali. E poi facciamo l’amore. –

Mi sfili gli occhiali.
Rido.

– Dai ridarmi gli occhiali! Senza non vedo niente. Mi piace vederti. Sei bella. –
– Quante dita sono? –
– Scema. Ti vedo tutta sfocata. –
– Ci scriverai una poesia? –

Ci penso su.
Mi baci.
Ti bacio.

– Sì, credo che la scriverò. –

Sorridi.
Ti bacio.
Mi baci.

Facciamo l’amore.

– Comunque cento poesie in una settimana sono tantissime. Sei bravissimo. –

Ti appoggi al mio petto, affondando la faccia nell’incavo del mio collo

– La scorsa settimana è stata una bella settimana. Quando sono felice scrivo. –
– Hai un vero talento. –
– Ho tanti motivi per essere felice. Ci sono tante cose nella mia vita che mi rendono grato. C’è il cielo, il sole della primavera che sta arrivando, un bambino alto come il mio ginocchio che mi ha abbracciato dopo che gli ho passato il pallone. E ci sei tu. Ho tante cose per essere felice, e sicuramente senza di te mi sarebbero rimaste novantanove poesie di felicità, ma la cosa bella è che in mezzo a tutte queste cose belle ci sei tu, e sei anche tu una cosa bella. E fai sì che possa aggiungere un’altra poesia. Perché tu non mi completi, ma aggiungi. Penso sia la cosa migliore dello stare con te. È così bello sentire di non aver bisogno di qualcuno, ma di volerlo così intensamente…
Ecco, questo te lo posso dire. La sesta su cento non è la prima, non è l’ultima e per onestà intellettuale devo ammettere che non è neanche la più bella, ma è una di quelle poesie dove leggendole si respira… libertà.”

Ti sento sorridere contro la mia pelle.
Mi stringi più forte, raggomitolandoti come un gatto contro il mio fianco.
Ti cingo con le braccia e ti do un bacio in fronte.

– Okay intellettuale, ti sei superato. Questo non è un romanzetto rosa, è direttamente Jane Austin! –
– Molto più bello da leggere, non trovi? –
– Anche da vivere. Soprattutto da vivere. –
– Allora sono perdonato? –
– Sei perdonato. –
– Dammi un bacio, su.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *