
La mela dello scandalo: vita e avventure di una cenerentola bizantina
Il bello delle corti
Come è noto, le corti sono sempre state luoghi di trame amorose, di tradimenti, di giochi di potere. E di queste avventure siamo costantemente informati, dal momento che ogni giorno si sviluppavano e si diffondevano rapidamente tra tutto il popolo storie e leggende sui membri della famiglia imperiale. Un chiaro segnale che un certo interesse morboso per il gossip e la notizia piccante sia sempre esistito.
Lo stesso accadeva anche nella religiosissima città di Bisanzio che, quando non era impegnata nel contrastare le frequentissime invasioni dei popoli confinanti e le ancor più frequenti eresie (che sorgevano quotidianamente all’interno della Chiesa anche relativamente a questioni teologiche veramente minime), si divertiva a diffondere racconti piccanti riguardanti gli imperatori e addirittura le figure religiose della città.
Cacciata dai suoi stessi fratelli
La storia della principessa Eudocia appare particolarmente curiosa e interessante. Di questa donna così affascinante, regina e poetessa (autrice di una Storia di San Cipriano e dei cosiddetti Centoni omerici, una riscrittura del Vangelo ottenuta tramite l’accostamento di versi omerici combinati in ordine diverso) parlano fonti tanto varie quanto inattendibili. Si chiamava Atenaide ed era nata ad Atene, era figlia del retore ateniese Leonzio, dal quale sicuramente ricevette un’istruzione piuttosto elevata. Non conosciamo invece con precisione l’anno della sua nascita, che si colloca probabilmente all’inizio del V secolo d.C. e in particolare attorno al 405.
Sappiamo però che aveva due fratelli, Valerio e Gesio, ai quali il padre Leonzio, in punto di morte, decise di lasciare tutta l’eredità, non preoccupandosi delle esigenze della povera Atenaide, la quale ben presto si trovò cacciata di casa e fu costretta a rifugiarsi presso una sorella di sua madre. Si trattava di una donna religiosa, zelante e probabilmente colta e presso di lei Eudocia entrò in contatto con i valori cristiani e coltivò, spinta dalle sollecitazioni della zia, la tensione per la verginità.
Dalle stalle alle stelle
Proprio in questi anni la fortuna bussò finalmente con forza alla porta della nostra Eudocia, quando la zia materna, presso cui alloggiava, decise di recarsi nella capitale Costantinopoli per fare visita alle sorelle del padre della giovane Atenaide. Poiché esse sapevano che a corte regnava allora il giovane Teodosio II e che costui era in cerca di moglie (era salito al trono a soli sette anni, affiancato nel governo dalla sorella maggiore Pulcheria), decisero di presentare la nipote all’imperatore e alla sorella reggente, che ne rimane tanto affascinata da spingere il fratello al matrimonio, che si celebrerà nel 421, quando Atenaide aveva circa quindici anni e aveva nel frattempo completato il suo percorso di conversione alla fede cristiana, assumendo il nome di Eudocia.
L’imperatrice, dalla sua nuova posizione di potere, poté sanare le difficoltà economiche della propria famiglia, aiutando in particolare le zie che la avevano tanto assistita, e sembra abbia anche perdonato i due fratelli. Dal matrimonio nasce anche una figlia, Licinia Eudossia, che convolerà a nozze con Valentiniano III, imperatore della parte occidentale dell’impero. Sembra che, per ringraziare il Signore di aver concluso un matrimonio così fortunato per sua figlia, Eudocia abbia compiuto un viaggio in Terra Santa, accompagnata dall’amica Melania, dal quale ritornerà nella capitale carica di reliquie di santi importanti (ad esempio le catene con cui san Pietro sarebbe stato legato) e questo avrebbe accresciuto ancor di più la fama dell’imperatrice presso i suoi sudditi, che iniziarono a venerarla quasi come una santa. Tutto sembra tendere al lieto fine per questa “cenerentola ante litteram”, prima cacciata di casa e poi ritrovatasi improvvisamente ad essere la principessa dell’allora vastissimo impero orientale. La ruota della fortuna di Eudocia, tuttavia, era pronta a girare ancora, perché, quando si raggiunge la cima di una torre è molto facile cadere, specialmente con il sorgere di gelosie e di invidie da parte di personaggi invidiosi.
Tutta colpa di una mela
In particolare si concentrano sull’imperatrice le attenzioni di un potente eunuco di corte, un certo Crisafio, che già era riuscito a liberarsi della sorella dell’imperatore, Pulcheria, convincendola con pressioni continue ad allontanarsi dalla corte e a ritirarsi in un monastero. Sarebbe stato proprio questo eunuco a provocare in qualche modo la cacciata di Eudocia.
Secondo il racconto certamente romanzato e favolistico, ma non per questo meno affascinante, contenuto nella Cronaca di Giovanni Malalas, un giorno un povero contadino sarebbe arrivato alla corte di Teodosio, recando con sé i frutti della sua campagna e in particolare una mela tanto bella da essere ritenuta degna del solo imperatore. L’imperatore sarebbe rimasto colpito dalla magnificenza di quel frutto e la avrebbe dunque regalata alla moglie.
Non si sa come quel frutto, tuttavia, sarebbe finito tra le mani di Paolino, un nobile amico di Teodosio, che già anni prima era rimasto estasiato alla vista della bellezza di Atenaide. Nel momento in cui Paolino regalò a sua volta la mela all’imperatore, Teodosio allora – avendo compreso che doveva avergliela data la moglie – decise di interrogarla e, a fronte delle pressioni fortissime del marito, Eudocia fu costretta ad ammettere la sua colpevolezza. Paolino sarà ucciso, Eudocia invece verrà allontanata e sceglierà di trascorrere l’esilio a Gerusalemme, dove vivrà gli ultimi anni di vita, dedicandosi a opere di pietà, al restauro e alla costruzione di numerosi edifici. Così la nostra “cenerentola bizantina”, dopo essere emersa dalla cenere e aver conquistato il trono, si trovava nuovamente degradata, ma poteva dedicarsi alla poesia, sua più grande e genuina passione.
*L’immagine in copertina è una litografia dipinta di Edvard Munch, Ragazze che raccolgono mele, 1915

Storia di San Cipriano di Augusta Eudocia
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