
Il teatro sociale
Il teatro creativo
Quando un processo drammatico è applicato in ambito educativo, sociale o terapeutico, il suo principale risultato dipende dalle reazioni e dalle trasformazioni che esso genera in chi vi prende parte. Questo tipo di processo drammatico è chiamato teatro creativo.
Il teatro creativo nasce, infatti, dalla crescente attenzione verso forme teatrali attive, non soltanto “osservate” da uno spettatore, ma vissute. Si potrebbe dire che questa caratteristica del teatro sia in esso insita fin dalla sua nascita, dal momento che già nell’antica Grecia assistere alle rappresentazioni teatrali era considerato fondamentale per l’educazione dei cittadini delle póleis, tanto che era il governo stesso a finanziarle, permettendo la partecipazione gratuita anche ai meno abbienti.
Con il trascorrere dei secoli, con la naturale evoluzione del teatro in relazione anche ai progressi nell’ambito della psicanalisi, della sociologia, dell’antropologia e della pedagogia, all’attività drammatica è stata quindi riconosciuta una nuova dimensione di sperimentazione creativa delle attività umane. Perciò, ad esempio nell’infanzia, non ha solo un valore rispetto all’apprendimento di capacità logiche, narrative e di orientamento spazio-temporale, ma anche rispetto alla costruzione di un sano equilibrio emotivo e relazionale e di un sistema di valori fondato su rispetto, cooperazione e tolleranza. Questi ultimi due aspetti, inoltre, sono estremamente importanti anche per quanto concerne la formazione degli adulti.
Il teatro terapeutico
In quest’ottica, sono nate diverse forme di teatro terapeutico, le cui principali sono lo psicodramma – il cui fondatore J. L. Moreno credeva che la catarsi avesse un valore terapeutico fondamentale, riprendendo lo scopo della tragedia nell’antica Grecia – e la drammaterapia (spesso assimilata alla teatroterapia), dove l’immaginazione drammatica e narrativa viene considerata la radice della personale capacità di ricostruzione creativa, normalmente integrata con percorsi di psicoanalisi.
In più, nell’ultimo secolo, alcune sperimentazioni teatrali rivolte a popolazioni oppresse o marginali hanno determinato l’origine del teatro dell’oppresso (cfr. Il teatro dell’oppresso di Chiara Gellato) e del teatro sociale.
Il teatro sociale
Il teatro sociale, rivolto a minoranze quali disabili, detenuti, anziani, immigrati, ecc., ha la finalità di consentire a questi soggetti di rielaborare in modo creativo la loro condizione, testimoniando questo percorso davanti a un pubblico con lo scopo non di suscitare pietà, ma rispetto.
Sebbene la principale attenzione sia rivolta all’aspetto della testimonianza, per di più, è evidente che essa, quando onesta e consapevole, ha una significativa ricaduta sulla crescita della persona, in termini soprattutto di autostima e di capacità relazionali.
Nascita
Il termine teatro sociale è stato probabilmente utilizzato per la prima volta da Claudio Bernardi durante il convegno Emozioni. Riti teatrali in situazioni di margine (Cremona, 1995), per poi diffondersi in Italia grazie soprattutto a dei ricercatori riuniti attorno al gruppo CRT (Centro di Ricerche Teatrali) di Milano, che hanno indagato su un gran numero di esperienze teatrali con protagonisti gruppi di persone che vivono in condizioni di marginalità.
Concetti e obiettivi
Secondo Bernardi, il teatro è una delle poche reali possibilità offerte all’essere umano per occuparsi dell’altro come valore, indagando e approcciando la diversità non con alla maniera scientifico-razionale dell’antropologia, ma “prendendoci cura” delle diversità che abitano accanto a noi e che, quindi, ci appartengono in quanto fanno parte del nostro stesso corpo sociale.
Bernardi pone al centro della sua riflessione una nuova possibile antropologia teatrale, fondata sulle tre dimensioni fondamentali dell’ ethos secondo Paul Ricoeur:
- Cura di sé;
- Sollecitudine per l’altro;
- Auspicio di vivere dentro istituzioni giuste.
Dunque, il teatro sociale focalizza la sua azione su tre livelli:
- La formazione personale;
- La costruzione di gruppi e comunità;
- L’intervento delle istituzioni in ambito culturale.
L’obiettivo primario del teatro sociale è dare voce e restituire dignità alle esperienze degli emarginati attraverso una ricerca espressiva che parte dall’esplorazione delle loro condizioni di disagio e culmina con una performance che coinvolge la comunità intera.
Fonti
Salvo Pitruzzella, Manuale di Teatro Creativo. 240 tecniche drammatiche da utilizzare in terapia, educazione e teatro sociale, Milano, Franco Angeli, 2016 (puoi comprarlo qui).
* L’immagine in copertina è Decoro indiano per il “Carro di terracotta”, modello di scenario, di Henri De Toulousa-Lautrec, 1894, olio e benzina su masonite.
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