Aftalina,  Articolo

Recensione a “Wendy”, produzione Aftalina

Wendy è il primo spettacolo teatrale della nuova stagione di Aftalina, il testo è stato scritto da Anna Parodi, che interpreta anche la protagonista, con la regia di Chiara Gellato e Lorenzo Pancaldi. Sulla scena si muovono solo quattro personaggi: Wendy, Peter (Niccolò di Molfetta), capitan Uncino (Lorenzo Pancaldi) e Spugna (Ludovico Giurlanda).

Sono andata a vedere lo spettacolo sabato 22 ottobre e devo dire che sono rimasta molto contenta, la storia è scivolata addosso in modo molto piacevole, ma lasciandomi anche alcuni spunti di riflessione molto interessanti. Da grande amante del libro di Barrie, ero al tempo stesso eccitata e preoccupata nel vedere questa interpretazione, ma le aspettative non sono state smentite. Credo che Anna Parodi abbia mantenuto perfettamente l’atmosfera favolistico-nostalgica del libro. A dispetto delle comuni credenze su Peter Pan (considerato un racconto per bambini, spensierato e leggero), si tratta di un’opera che parla poco di spensieratezza, ma molto di malinconia, dolore nascosto, di frustrazione e paura. Questo non è sfuggito ad Anna che ha calibrato perfettamente i quattro personaggi.

Vorrei dire molte cose sullo spettacolo, ma per non essere disordinata, soprattutto per chi non ha ancora visto lo spettacolo, elencherò i due punti più degni di interesse dello spettacolo di Anna e li illustrerò brevemente.

Wendy (Anna Parodi) e capitan Uncino (Lorenzo Pancaldi)

I personaggi

La grande originalità dell’interpretazione di Anna sta proprio nei personaggi, secondo me. Come già detto sono solo quattro, non ci sono i fratelli di Wendy, né le varie combriccole dei bambini sperduti o dei pirati, né si citano altri abitanti dell’Isola-che-non-c’è. È un’opera profondamente introspettiva, in cui il focus non è su Peter, ma su Wendy, che ormai adulta, rimpiange i tempi andati dell’infanzia spensierata. Proprio per questo troppi personaggi sulla scena avrebbero guastato, non permettendo allo spettatore di concentrarsi su ciò che è davvero importante.

Peter è qui solo un simbolo, ha poco spessore, è un ricordo mitizzato, un’emozione allo stato puro, ma che fin da subito sembra avere qualcosa di aleatorio, poco umano. Niccolò di Molfetta riesce nella sua interpretazione a mostrare tutto il lato “bambinesco” di Peter, la sua caparbietà che appare dolce e fastidiosa al tempo stesso per un adulto.

Capitan Uncino invece (e nella seconda parte anche Spugna) è un personaggio riuscitissimo, proprio, credo, come l’avrebbe voluto Barrie, cupo e malinconico, ma proprio per questo umanissimo. L’interpretazione di Lorenzo Pancaldi è ineccepibile: luci e ombre si alternano sul suo volto, mostrando l’anima tormentata di un uomo serio ingabbiato in un mondo di «marmocchi». Per certi versi è quasi lui il protagonista dello spettacolo, o quantomeno è lui il motore dell’azione, che non ristagna nel ricordo delle avventure che Peter e Wendy fanno assieme, ma si involve attorno alla prospettiva di Wendy, che destruttura la realtà attorno a sé.

La scena si apre proprio su Wendy, adulta che ormai ha smesso di credere nelle favole della sua felice infanzia, per adeguarsi al suo inevitabile mondo pieno di responsabilità. I monologhi della ragazza sul suo letto, mentre cerca di far passare la notte, senza riuscire a dormire, sono davvero belli: genuini e senza fronzoli, ma mettono in luce una prospettiva nuova sulla storia.

Spugna (Ludovico Giurlanda)

L’ambientazione

La destrutturazione della realtà di Wendy è resa in modo davvero abile nella scena più bella dello spettacolo: il dialogo finale tra lei e Spugna. La scena è molto semplice, ma nasconde una grande abilità nella struttura: c’è il letto di Wendy, una lampada, un cassone, una sedia e un orologio a pendolo. Questi elementi, lievemente spostati, o coperti con piccoli drappi, illuminati in modo diverso, sostituiti con qualcosa di simile ma diverso, si trasformano a seconda dell’occasione nell’isola e poi nel galeone dei pirati. Eppure, per quanto queste piccole accortezze di scena siano piuttosto semplici, non ce ne si accorge, perché – trascinati dalla storia – non si osserva che il letto è sempre lo stesso, che l’orologio è solo meno illuminato, ma solo che la stanza di Wendy nella nebbiosa Londra è scomparsa e si è improvvisamente sull’Isola.

Il monologo di Spugna è semplicemente splendido, fino a quel momento è un personaggio buffo, perennemente ubriaco, con battute sagaci e utili a stemperare la tensione della storia; ha perennemente una voce acuita dall’alcol, che torna progressivamente a un tono calmo e normale, man mano che svela a Wendy la finzione dentro cui si sta trincerando. Mentre parla Spugna inizia a vagare per la stanza e a uno a uno svela tutti i trucchi della scena, con un colpo metateatrale, ricostruendo la scena iniziale della cameretta della ragazza. Il monologo non posso qui riassumerlo, perché è semplicemente troppo bello, profondo e vibrante, sulla crescita e i suoi problemi, sulla difficoltà del nostro inevitabile mondo adulto, sulle piccole illusioni che ciascuno si costruisce da sé per sopravvivere.

Wendy non è (più) la storia di un bambino che non vuole crescere, ma di una ragazza che nella cupa realtà non può farne a meno. Di un’adulta che non di meno non ha scordato la felicità della fantasia senza perché, dove le contraddizioni non si sentono. È una persona che come capitan Uncino si ritrova costretta ad odiare ciò che da bambina amava, che deve lasciar andare quella bambina oltre il confine della realtà, in modo che possano essere felici entrambe, benché in modo diverso, l’una malinconicamente, l’altra senza nemmeno saperlo.

SPUGNA: Ma credi veramente che possa esistere un’Isola-che-non-c’è?

* Le immagini ci sono state gentilmente concesse dalla Compagnia teatrale Aftalina.

** Siamo affiliati con IBS, se acquisti dei libri tramite i nostri link il costo per te non cambia, ma ci aiuta nel nostro progetto e ci permette di crescere.

Vi lasciamo qua sotto il trailer dello spettacolo e vi rimandiamo al sito Aftalina per prenotare i biglietti dello spettacolo. 

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *