
Stranezze e vizi del giovane Alcibiade
Torniamo nella Grecia classica e in particolare nell’Atene di V sec. Attorno al 450 nasce Alcibiade, un personaggio che, con le sue continue svolte politiche e i ripetuti tradimenti, diventerà un personaggio chiave nella seconda fase del conflitto tra Sparta ed Atene per l’egemonia della Grecia. Oggi però ci concentriamo su dettagli frizzanti ed episodi piccanti avvenuti negli anni della sua giovinezza, seguendo il racconto della Vita di Alcibiadedi Plutarco (compralo qui).
L’importante è vincere
Alcibiade, di carattere incostante e sempre soggetto a cambiamenti, fin dalla tenera età dimostrava di nutrire molte passioni, tra le quali soprattutto l’ambizione e il voler primeggiare. Da bambino, durante la lotta (un’attività considerata educativa e praticata nel ginnasio), vedendosi sconfitto, avrebbe morso l’avversario, sferrando così un colpo non ammesso e considerato tipicamente femminile. Si sarebbe poi difeso affermando davanti a tutti di non aver morso come una donna, ma come un leone, animale cui viene paragonato anche dal commediografo Aristofane. Nel gioco dei dadi per strada, per evitare di perdere una buona giocata, avrebbe costretto un carro che passava per la strada a fermarsi, sdraiandosi per terra e attirando l’attenzione dei presenti. Durante gli anni della prima istruzione si sarebbe rifiutato di suonare il fluato, dal momento che, mentre soffiava nello strumento, vedeva il suo volto sfigurato ed era impedito di parlare come si addice a un uomo libero; Alcibiade avrebbe dunque smesso di suonare il flauto e con lui gli altri bambini, che percepivano la sua autorità fin da giovanissimo.
Aperto a nuove esperienze
Inoltre, da bambino (secondo quanto riferisce lo pseudo-Antifonte nelle sue Λοιδοριαι o “Calunnie”), Alcibiade sarebbe fuggito di casa per andare a trovare uno dei suoi molti amanti. In Grecia, come è noto, l’omosessualità tra adulti era proibita, mentre il rapporto tra un ragazzino e un uomo era considerato educativo. In questo caso tuttavia l’episodio pare anomalo perché l’iniziativa sembra partire dal giovane stesso, che di solito era la parte passiva del rapporto, e perché si fa riferimento a più uomini adulti impegnati in una relazione con lui. Infatti, secondo il racconto di Plutarco, Alcibiade avrebbe avuto molti amanti di nobile stirpe: tutti sono presentati come colpiti dalla sua bellezza e dalla sua giovinezza, mentre il suo maestro Socrate sembra apprezzarne soprattutto la virtù. Il ragazzo ne sarebbe divenuto amico e amante e avrebbe imparato da lui a coltivare la virtù e a fuggire i pericoli del mondo (la ricchezza, l’adulazione della massa). La figura di Socrate viene così riscattata da Plutarco in quanto presenta nell’azione di correggere ed educare un ragazzo lo stesso filosofo, che sarà poi condannato con l’accusa di empietà e di corruzione dei giovani.
Tra i vari amanti di Alcibiade si ricordano Anito, uno dei restauratori democratici del 403 nonché accusatore di Socrate nel processo del 399. Questi, innamorato di Alcibiade, lo avrebbe invitato a banchetto, incontrando un rifiuto del giovane, che, tuttavia, si sarebbe poi recato da lui ubriaco. Entrando nella casa di Anito, il giovane avrebbe visto molto oro e argento e si sarebbe fatto inviato a casa metà di queste ricchezze, disponendo così liberamente dei patrimoni dei propri amanti. In un’altra occasione un meteco avrebbe venduto tutti i propri averi e ne avrebbe portato il ricavato ad Alcibiade per conquistarlo. Il giovane, tuttavia, non avrebbe accettato tale dono e anzi avrebbe favorito lo straniero nel guadagnare altro denaro con l’appalto delle tasse.
Finché un amante non vi separi
L’arroganza di Alcibiade si mostra pienamente anche nel rapporto con la moglie: da giovane avrebbe sferrato per scherzo o per scommessa un pugno a Ipponico, ma poi si sarebbe pentito e si sarebbe recato da lui per essere fustigato, la pena che veniva riservata ai ragazzi che si fossero comportati male. Ipponico, tuttavia, lo perdonò e gli diede in moglie la figlia Ipparete con una dote enorme (10 talenti). Dopo la nascita del figlio, Alcibiade avrebbe chiesto altro denaro alla famiglia della sposa, perché così sarebbe stato pattuito negli accordi pre-matrimoniali. Il cognato Callia, allora, temendo di venire ucciso da Alcibiade, in quanto – senza eredi – alla sua morte la sorella avrebbe ereditato il suo patrimonio, fece testamento dichiarando la cessione di tutto il suo patrimonio allo stato. Nonostante le grandi somme di denaro che i due sposi potevano avere a disposizione, l’unione tra Alcibiade e Ipparete non fu felice: la moglie si mostrava docile e fedele, ma il marito non la onorava e commetteva continuamente adulterio non solo con etere e straniere, ma anche con cittadine (e questo soprattutto creò problemi nella successione, dal momento che le relazioni adulterine producono figli illegittimi che tuttavia dovrebbero risultare cittadini). Questo è quanto racconta Plutarco; le altre fonti sono ancor più pesanti nelle accuse: Antistene il Cinico testimonia come per Alcibiade fosse abituale l’incesto e avesse rapporti costanti con la madre e la sorella e poi con la figlia; altri testimoniano la sua frequentazione abituale ad Abido, città portuale sull’Ellesponto, meta prediletta di uomini soli in cerca di dolce compagnia. Avrebbe persino condiviso l’amante con lo zio Assioco e questa donna avrebbe partorito una fanciulla, che a sua volta, divenuta ragazza, si sarebbe unita con entrambi! In mezzo a queste avventure amorose, Alcibiade non si cura della moglie, nemmeno quando lascia la casa coniugale per tornare a vivere presso il fratello. Quanto tuttavia Ipparete chiede il divorzio (come potevano fare le donne ad Atene, recandosi direttamente dall’arconte con l’appoggio della famiglia di origine), Alcibiade, avvertito del fatto gravissimo, la avrebbe fermata con violenza e riportata a casa, un ultimo sfregio pubblico a una donna che non aveva mai amato e che di lì a poco morirà, forse – dicono alcuni – per mano dello stesso marito.
Per approfondire:
- Vita di Alcibiade di Plutarco (compralo qui).
* L’immagine in copertina è Socrate, le sue due mogli e Alcibiade di Reyer van Blommendael, 1660-1670, ora al Musée des Beaux-Arts de Strasbourg.
** Siamo affiliati con IBS, se acquisti dei libri tramite i nostri link il costo per te non cambia, ma ci aiuta nel nostro progetto e ci permette di crescere.


Potrebbe anche piacerti:

Klara e la decodificazione del mondo
Ottobre 7, 2021
La disperazione come condanna e salvezza
Maggio 14, 2022