
Stanislavskij VS Meisner: i big two del metodo teatrale
Come si suol dire: “paese che vai, usanze che trovi”, allo stesso modo si potrebbe dire “scuola di teatro che vai, metodo che trovi”. Dopo anni di corsi, scuole, insegnanti diversi mi sono resa conto che i metodi teatrali più utilizzati, i big two in lizza per il primo premio sono: il metodo Stanislavskij e il metodo Meisner. Tutti li conoscono, almeno di nome, ma cosa dicono davvero questi metodi? Vediamoli insieme.
Il metodo Stanislavskij
Per un attore è essenziale vivere il proprio temperamento in scena e non il presunto temperamento del personaggio. Occorre procedere da sé stessi e non da un’immagine elaborata nel pensiero.
– Konstantin Sergeevič Stanislavskij
Il Metodo Stanislavskij è un approccio sistematico al teatro sviluppato dall’attore, regista e insegnante di teatro russo Konstantin Sergeyevich Stanislavskij a partire dall’inizio del XX secolo. Fino a quel momento, i giovani avevano imparato a recitare osservando i professionisti, ma Stanislavskij è stato il primo ad analizzare in dettaglio il compito dell’attore e a spiegare il processo creativo di interpretazione di un personaggio.
Innanzitutto distingue un nuovo modo di essere regista, che non è più una figura autoritaria ma una guida autorevole che deve essere in grado di ispirare e coinvolgere l’attore. Stanislavskij sentiva l’esigenza di trovare un metodo che permettesse agli attori, che spesso dovevano replicare lo stesso spettacolo più e più volte, di non scadere su una recitazione meccanica o inespressiva. Il suo metodo si focalizza quindi sull’interpretazione emotiva e psicologica del personaggio attraverso due step:
- In primo luogo l’attore deve approfondire il background del personaggio, inventando anche storie, caratteristiche, aspetti oltre a quelli che andranno messi in scena;
- In secondo luogo l’attore deve legare le emozioni, le reazioni che il personaggio ha nel testo a delle esperienze personali. In questo modo può andare a ripescare l’emozione a proprio piacimento.
Il rischio di questo metodo sta proprio in quest’ultimo passaggio, perché non c’è una netta divisione tra quotidianità e spazio teatrale, l’attore rischia quindi di perdersi dentro il personaggio o di non riuscire a interpretare il personaggio diversamente da come farebbe se stesso.
Proprio per questo Stanislavskij aggiunge un ulteriore punto al suo metodo, ovvero il metodo dell’azione fisica, il quale consiste nel legare a ogni emozione un movimento, un’azione pre programmata su cui poi l’attore ulteriormente lega il testo.
Il metodo Meisner
Per essere un attore interessante – diavolo, per essere un essere umano interessante – devi essere autentico e per essere autentico devi abbracciare chi sei veramente, verruche e tutto il resto. Hai idea di quanto sia liberatorio fregarsene di ciò che la gente pensa di te? Bene, questo è quello che siamo qui per fare.
– Sanford Meisner
Il metodo Meisner è stato sviluppato da Sanford Meisner, un insegnante di recitazione americano. Il suo metodo si focalizza sul creare rapporti autentici tra gli attori sul palco, spingendoli a reagire spontaneamente e in modo veritiero ad azioni e parole degli altri portando così il personaggio in vita. Infatti Meisner trova che il principale ostacolo alla recitazione sia il non ascolto dell’altro con cui si condivide lo spazio scenico e la troppa concentrazione su se stessi.
Per eliminare questo ostacolo sviluppa la tecnica della ripetizione, con la quale l’attore “esorcizza” il testo e si concentra unicamente sul processo di azione-reazione con il partner di scena. Questo esercizio costringe ad arrivare a un contatto autentico e Meisner crede che attraverso il contatto con gli altri le emozioni accadono spontaneamente.
L’obiettivo è quello di allenare l’istinto dell’attore a identificarsi con il personaggio in ogni scena, per essere in grado di parlare, recitare e addirittura diventare il personaggio. Invece di provare le scene, gli attori si esercitano costantemente sul palcoscenico, improvvisando le battute che l’attore pronuncia fino a che non entra naturalmente nei panni del personaggio, recuperando così la massima identificazione e naturalezza possibile con il personaggio.
La tecnica di Meisner è quindi particolarmente utile quando un regista si trova a lavorare con attori che fanno più fatica a entrare in profondo contatto con il personaggio.
Ogni regista, ogni insegnante, ogni scuola sceglie il metodo che considera migliore in base agli attori che ha, ma nei tempi odierni non si esclude anche una scelta mista. Infatti sono metodi da cui si può estrapolare anche solo un esercizio, una piccola parte per riadattarli alle esigenze della messa in scena che è stata scelta.
E a voi che metodo ispira di più?


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